La trappola del doomscrolling: perché molte persone non riescono a staccarsi dalle notizie della guerra (e come liberarsene)

Perché non riusciamo a smettere di controllare le notizie sulla guerra: la scienza dietro la nostra ossessione

Israele, Iran, guerra, breaking news: basta una notifica e siamo già con il telefono in mano a scrollare. Succede di notte, al lavoro, in pausa pranzo. Non riusciamo a smettere. Il bisogno di controllare continuamente gli aggiornamenti non è solo una cattiva abitudine: ha basi neurologiche precise. È il cosiddetto doomscrolling, il comportamento ossessivo di consultare notizie negative, alimentando ansia, stress e un costante senso di allerta.

Capire perché facciamo questo è il primo passo per uscirne. E la spiegazione ci porta dritti nel cuore del nostro cervello primitivo, tra i meccanismi evolutivi che un tempo ci salvavano dai predatori. Oggi, invece, ci rendono vulnerabili all’infodemia digitale.

Il cervello in modalità allarme: l’ansia come risposta evolutiva

Quando scoppia un conflitto, il nostro sistema nervoso si attiva come se il pericolo fosse dietro casa. L’amigdala, la centralina della paura nel cervello, si accende anche soltanto leggendo titoli minacciosi. Questo perché, evolutivamente, essere preparati a reagire a un pericolo ci ha garantito la sopravvivenza. Il meccanismo funziona ancora, ma nel caos dell’era digitale diventa un’arma a doppio taglio.

Viviamo con un cervello “paleolitico” in un mondo costantemente connesso: un mismatch evolutivo che ci espone a una pioggia di stimoli ansiogeni. E così, mentre cerchiamo di tenerci informati, finiamo intrappolati nella spirale dell’allerta continua.

Negativity bias: perché ricordiamo solo le notizie peggiori

Il nostro cervello tende a dare più importanza agli eventi negativi che a quelli positivi. È il cosiddetto negativity bias. Questa predisposizione ci ha aiutato, nei secoli, a evitare minacce reali. Ma oggi, in un mondo iper-medializzato, ci espone a un bombardamento emotivo che altera la percezione della realtà.

Una notizia tragica resta impressa, anche dopo giorni. Un contenuto positivo? Dimenticato in un’ora. Questo filtro mentale distorce il nostro sguardo sul mondo, ed è il motivo per cui ci sembra che tutto stia andando a rotoli, anche quando non è così.

Doomscrolling: quando il bisogno di controllo ci incastra nell’ansia

Perché continuiamo a leggere notizie che ci fanno stare peggio? Una delle risposte sta nel nostro bisogno istintivo di controllo. In tempi di incertezza, sentiamo di dover “fare qualcosa”. Leggere e aggiornarsi diventa un’azione, la più accessibile. Ma è solo un’illusione. Non stiamo cambiando nulla, stiamo alimentando l’ansia.

La dopamina dietro ogni notifica

Ogni volta che apriamo un’app di news, riceviamo una piccola scarica di dopamina. È la chimica della ricompensa: sapere qualcosa di nuovo, anche drammatico, attiva il nostro circuito del piacere. L’incertezza rende tutto più avvincente, come in una slot machine: non sai quale notizia troverai, ma speri che sia importante. E torni. Ancora e ancora.

Guerra e cervello: dai pensieri catastrofici al contagio emotivo

Più consumiamo notizie drammatiche, più il nostro cervello entra in una spirale di catastrophizing. Iniziamo a pensare “scoppierà la terza guerra mondiale” o “verremo coinvolti anche noi” anche in assenza di segnali reali. I pensieri diventano scenari immaginari, talvolta incontrollabili.

I social rinforzano tutto: dalla bolla alla paura collettiva

Interagendo con contenuti legati alla guerra, i social ci espongono solo ad altri contenuti simili: è la famosa filter bubble. Il risultato? Una percezione distorta della realtà, dove l’ansia diventa contagiosa. Tra commenti, reazioni e titoli sensazionalistici, siamo immersi in un’eco emotivo costante. L’informazione diventa emozione. E quasi sempre, negativa.

Quando la curiosità diventa sovraccarico

Ci sono dei campanelli d’allarme che possono dirti se sei finito nel tunnel del doomscrolling:

  • Controllo ossessivo delle notizie, anche quando sai che non è cambiato nulla
  • Ansia se non puoi accedere alle news per qualche ora
  • Sonnolenza o insonnia legata alla lettura di contenuti ansiogeni
  • Conversazioni dominate dalla guerra, anche in momenti di svago
  • Disturbi fisici come tensione muscolare o tachicardia dopo la lettura delle news

Strategie per tornare a respirare

Uscire dal loop non è impossibile. Serve consapevolezza e qualche strategia pratica.

  • Imposta un tempo limite quotidiano per informarti, come un “budget informativo”
  • Consulta solo una fonte di fiducia e smetti di confrontare ossessivamente testate e aggiornamenti
  • Evita le breaking news al mattino e prima di dormire: proteggi i momenti più delicati della giornata
  • Pratica il fact-check mentale: chiediti “Questa è una certezza o un’interpretazione?”
  • Alterna momenti di disconnessione attiva con attività fisiche o creative

Il mondo non è solo la timeline

Viviamo bombardati da notizie straordinarie, ma la vita vera è fatta di normalità. La psicologia ci parla di euristica della disponibilità: tendiamo a valutare la realtà sulla base di ciò che ricordiamo più facilmente. Ecco perché ci sembra che tutto stia crollando. Ma non è così.

Fuori dagli schermi, le persone cucinano, camminano, si innamorano, leggono libri. La vita sta andando avanti. Esiste ancora uno spazio di normalità dove puoi ritrovare equilibrio e lucidità.

Trasforma l’ansia in qualcosa di utile

Se senti il bisogno di agire, fallo in modo costruttivo. Sostieni iniziative per la pace, informati in modo critico, crea spazi di dialogo equilibrato. Agire riduce il senso di impotenza. È il coping attivo: canalizzare l’energia emotiva in qualcosa di concreto per rafforzare la nostra resilienza psicologica.

Riscoprire la calma in tempi caotici

Non possiamo controllare tutto, ma possiamo decidere dove mettere il nostro focus. Ogni volta che senti l’impulso di controllare le notizie, fermati. Respira. Guarda fuori. Ricordati che non sei solo uno spettatore: sei il protagonista della tua vita, e meriti di viverla senza che l’ansia collettiva prenda il sopravvento.

Il mondo è incerto, ma tu puoi scegliere come viverlo. Anche decidendo, di tanto in tanto, di spegnere tutto e ascoltare solo il silenzio. Quel silenzio che, a volte, dice molto di più di un feed pieno di breaking news.

Cosa ti spinge a controllare continuamente le notizie sulla guerra?
Bisogno di controllo
Paura
Dipendenza da notizie
Curiosità
Routine inconscia

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